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Parliamo di vulvodinia: cos’è, sintomi, come ci si sente e perché è importante parlarne

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Parliamo di vulvodinia

 

Il dolore dato dalla vulvodinia è una sensazione che non piace provare, ogni persona ha un suo grado di tolleranza e una strategia per affrontarlo: alcuni ricorrono immediatamente ai farmaci, altri preferiscono utilizzare altre vie ma ognuno di noi impara, presto nella vita, a confrontarsi con un mal di testa, un mal di denti o il mal di schiena. Anche quando parliamo di vulvodinia ci riferiamo a una sensazione dolorosa che fino a qualche anno fa non era riconosciuta, diagnosticata e tanto meno curata. Ecco perché al giorno d’oggi è sempre più importante parlarne, come abbiamo nel nostro video in occasione dell’8 marzo, Festa della Donna.

Che cos’è la vulvodinia?

La Vulvodinia è una sindrome femminile che colpisce circa 1 donna su 7 di tutte le fasce di età. Non è considerata una malattia ma una sindrome perché i sintomi, le cause scatenanti e le manifestazioni riportate dalle donne possono essere molto diverse tra loro. Sicuramente si tratta di un dolore senza una motivazione rintracciabile sia a livello dei tessuti sia a livello di una malattia del sistema nervoso somatosensoriale e che colpisce la zona vulvare, una delle più intime e personali del corpo femminile.

Cosa significa soffrire di vulvodinia?

Questo dolore apparentemente senza causa ha fatto sì che, fino a qualche anno fa, le donne con vulvodinia venissero sottoposte a innumerevoli test, nessuno dei quali in grado di individuare il problema e spesso passando anni e numerosi specialisti prima di arrivare alla diagnosi di vulvodinia. In questo percorso le donne spesso non venivano credute e anzi bollate come ipocondriache, affette da un dolore immaginario, ricondotto spesso a stress e depressione. In realtà oggi sappiamo che questa estrema sensibilità al dolore è riconducibile a un’anomala proliferazione delle terminazioni nervose e a modificazioni in termini infiammatori.

A cosa è dovuta solitamente la vulvodinia?

Le caratteristiche che possono far sviluppare questa condizione sono la familiarità al diabete, infezioni vaginali ricorrenti, problematiche intestinali e relative alla postura. Sottolineiamo che questi fattori possono facilitare la manifestazione della sindrome, ma non è detto che una donna che soffre di candide ricorrenti sia destinata a svilupparla: una predisposizione genetica gioca, infatti, un ruolo fondamentale.

La vulvodinia nei suoi esordi può camuffarsi con infezioni o infiammazioni generiche, e il suo decorso può variare da donna a donna. Può essere spontanea cioè con bruciori e fastidi persistenti senza causa apparente, o provocata. Il dolore deriva dalla sollecitazione della zona come, per esempio, durante un rapporto sessuale o per il contatto con la biancheria intima o per l’accavallare le gambe. I fastidi possono localizzarsi in un punto o essere in più punti fino a riguardare tutta la vulva. Ci possono essere periodi in cui la vulvodinia sembra sparire per poi ripresentarsi in un momento successivo. Il dolore è persistente e può essere scatenato da un contatto (come nel caso dei rapporti sessuali o in bicicletta) o essere continuo con periodi di aggravamento o remissione. Questo dolore è descritto anche come bruciore, puntura di spilli.

Come si può diagnosticare la vulvodinia?

La diagnosi si può avvalere dello swab test, un test semplice e non invasivo che consiste nel toccare con un cotton fioc inumidito la zona vulvare cercando punti dolorosi. Il risultato positivo a questo test e la presenza di sintomi dolorosi per più di 3 mesi permettono di riconoscere la vulvodinia.

Questa condizione ha un impatto enorme sulla vita delle donne, stravolgendo profondamente la loro vita.  Il dolore impedisce infatti di vivere un’intimità appagante e spesso rende impossibile avere una relazione duratura. In alcuni casi può costringere a cambiare lavoro e modificare abitudini nella vita di tutti i giorni come l’andare in bicicletta, indossare un paio di jeans o accavallare le gambe.

E oggi cosa possiamo fare?

Attraverso un approccio multidisciplinare, multimodale e personalizzato è possibile risolvere e guarire dalla vulvodinia. Il percorso dovrebbe prevedere la visita con un ginecologo esperto, uno psicologo e un riabilitatore del pavimento pelvico (fisioterapista o ostetrica). Nel 90-95% delle donne, infatti, dall’esame obiettivo risulta esserci un’alterazione della muscolatura perineale che non riguarda solo un ipertono (cioè il muscolo contratto) ma proprio un’alterata funzionalità della muscolatura pelvica.

Il percorso che propongo presso il Centro Overphysio prevede un’accurata raccolta della storia della paziente e una valutazione del pavimento pelvico per costruire un percorso riabilitativo che comprende esercizi specifici, respirazione e trattamenti manuali.

 

Dott.ssa Samantha Chellini di Overphysio, Ostetrica e Riabilitazione Pavimento Pelvico

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