protocollo riabilitativo paziente COVID

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Il protocollo riabilitativo di un paziente con esiti di infezione da SARS-CoV-2/COVID-19, prevede modalità operative differenti a seconda della gravità con cui si é presentata l’infezione.

Distinguiamo la forma lieve da quella moderata e in fine grave.

La forma lieve, che non ha colpito il sistema cardio-respiratorio, può comunque costringere il paziente a letto per un periodo di tempo anche prolungato: questo favorisce l’insorgere di patologie dell’apparato muscolo scheletrico a carico per lo più della colonna vertebrale.
Lombalgie, cervicalgie sono fra le conseguenze più frequenti.
Altri tipi di problematiche sono comuni ai quei pazienti con sindrome da immobilizzazione ovvero la stanchezza, la debolezza, il dolore muscolare e poli articolare, un senso di grande spossatezza.

I pazienti con infezione da Covid 19, spesso, inoltre presentano perdita dell’olfatto e del gusto. Tutto il corpo è praticamente interessato, con impatto più o meno importante sulle attività quotidiane o anche su funzioni come il cammino che posso compromettere l’essere autosufficienti.

Il macro-obiettivo principale della riabilitazione per questi pazienti è il ripristino dell’autonomia nella vita di tutti i giorni e l’innalzamento della qualità della vita ai livelli auspicati da ciascuno. Il lavoro è incentrato sulla la riattivazione globale del tono muscolare, delle articolazioni che potrebbero avere subito, con l’immobilità, deficit nell’escursione dei movimenti.

Si lavorerà sul ripristino della posizione seduta per coloro che sono allettati, poi sul passaggio seduto in piedi, sulla stazione eretta. Si lavorerà quindi sull’equilibrio e in fine su macro-funzioni più complesse e stancanti come la deambulazione.

La forma moderata e grave, oltre a tutto questo, si caratterizza per la compromissione del sistema cardio-respiratorio, ovvero per la presenza di polmoniti intersiziali di diversa gravità, per esempio, che portano il soggetto ad una compromissione della funzione ventilatoria causata da un deficit degli scambi gassosi a livello alveolare.
A seconda dell’entità della polmonite e della superficie polmonare coinvolta avremo tutta una serie di sintomi che riconducono alla sindrome da distress respiratorio.
In questo caso l’intervento riabilitativo sarà volto principalmente a favorire o, nella forma grave, ripristinare, la funzione ventilatoria agendo sul “contenitore“ ovvero la cassa toracica e in parallelo sul “contenuto” ovvero i visceri toracici.

Riteniamo infatti che se non si favorisce la mobilità delle strutture contenitive, difficilmente si potrà intervenire sull’espansione polmonare per favorire e aumentare le superfici dove questi scambi gassosi avvengono.
Quindi parte integrante della riabilitazione in questa fase, sarà la terapia manuale volta a ripristinare il corretto assetto strutturale e viscerale in modo tale da poter garantire la miglior resa del trattamento riabilitativo volto al recupero delle funzioni cardio-respiratorie compromesse.
Il trattamento riabilitativo di fisioterapia respiratoria, associato alla terapia manuale, sarà individuato in base alla valutazione della funzione respiratoria.
La valutazione serve a mettere in luce per esempio la gravità di sintomatologia come la dispnea, conosciuta come fame d’aria, uno dei sintomi più comuni anche nelle forme da lievi a moderate. La dispnea, genera debolezza muscolare da non uso che a sua volta induce a ridurre le attività quotidiane e favorisce la depressione.

Un circolo vizioso che in molti casi porta all’isolamento sociale. Scopo della riabilitazione è proprio il ripristino della più alta qualità della vita, attraverso trattamenti mirati e individuali.
Il trattamento riabilitativo in questo caso sarà volto all’allenamento aerobico cardio-vascolare, per riadattare l’organismo allo “sforzo” e ripristinare la corretta funzionalità dell’apparto cardiorespiratorio.
Nel caso di un paziente che presenta un quadro clinico più compromesso a livello respiratorio, per esempio un’ostruzione bronchiale/, causata dalle secrezioni che possono accumularsi nelle vie aeree profonde e che, per quella debolezza muscolare di cui abbiamo parlato, fanno fatica a risalire, verranno adoperate le tecniche di disostruzione bronchiale sia di tipo manuale che di tipo strumentale.

Oltre a compromettere la funzione ventilatoria, questo tipo di infezione, può causare segni e sintomi anche di tipo neurologico sia d’interesse del sistema nervoso centrale che periferico.
Molto comuni sono infatti le neuropatie specialmente agli arti inferiori, che possono compromettere il cammino e quindi l’autonomia dei pazienti.

Un altro aspetto su cui vale la pena soffermarsi, è il risvolto psicologico di questa malattia: essendo pazienti fragili presentano depressione, paura, senso di abbandono e insicurezza con la percezione di non potercela fare.
Il trattamento riabilitativo deve mirare anche a ridare fiducia e speranza a questi pazienti, ed è esso stesso , il più delle volte , motivante e stimolante per riacquistare sicurezza in se stessi e nelle proprie risorse.
In conclusione la gestione del paziente con infezione da SARS-CoV-2/COVID-19, è complessa e interessa più apparati contemporaneamente.
E’ quindi necessaria una presa in carico del paziente a tutto tondo, con un’equipe di professionisti specializzati e competenti su più fronti, e che abbiano maturato esperienza diretta con questo tipo di malattia.

Articolo redatto dalla dott.ssa fisioterapista Francesca Grippo in collaborazione con dott. Luca Filocamo fisioterapista ed osteopata.
Entrambi fanno parte del team di operatori specialisti del Centro Medico Fisioterapico Overphysio a Prato.

Potete prenotare una visita gratuita telefonando allo 0574 560913 o direttamente dal sito Overphysio.it

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